lunedì 31 gennaio 2011

Dov'è finita la satira?

C'è un assente illustre in questa guerra d'informazione tra le tifoserie in cui ormai si è spartita la società italiana da ventanni a questa parte, un convitato che nei decenni anzi nei secoli è stato il boccone più succulento da gustare nell'amaro pasto della vita pubblica, nell'acre odore del malgoverno, delle simonìe e delle guerre, regalando al peggio qualcosa da pensare, sebbene con l'amarezza consapevole di subire i potenti, al meglio una crassa risata che foraggia il corpo e l'anima.
La satira è spaventosamente assente, per lo meno al grosso pubblico, i publivori e gli assidui della rete riescono a trovare quei necessari sprazzi di cattiveria intelligente che è il pane quotidiano per sopravvivere in questa barzelletta perenne che è diventata la politica italiana e i discorsi sulla politica italiana, fino ad invadere la società tutta a tutti i livelli.
La "cultura" della cosiddetta destra del "ghe pensi mi", che si fa forza con le mille connivenze di burattini privi di personalità, il cui spessore intellettuale si specchia nel numero di dichiarazioni rilasciate alla stampa, sempre uguali a se stesse e sempre con lo stesso tono, con gli house organ televisivi e cartacei, di pupazzi prezzolati pronti al martirio ed al ridicolo pur di sputtanare l'avversario (anzi, il nemico) e salvare il capo, di militanti diventati tifosi, di simpatizzanti resi militanti, ha sovvertito ogni voce dissonante come pregiudizialmente ostile.
La satira, quella vera, quella che punta il dito accusatore la dove le contraddizioni esplodono e si magnificano l'un altra e scopre la tragicommedia di questi personaggi, è stata azzerata, non c'è più confortonp catarsi per noi.
Com'era bello sapere che qualcosa di trasgressivo (nel senso etimologico, di andare oltre) poteva ancora essere proposto.

Viva la satira!



Nessun commento:

Posta un commento