martedì 18 gennaio 2011

10, 100, 1000 lolite di azzurra assuefazione

Cominciavo proprio a pensarci in questi giorni complice una comparsata della Bonaccorti su una trasmissione Mediaset qualche giorno fa (il nome l'ho rimosso, ero caduto accidentalmente sul telecomando) che ricordava i "bei tempi andati" di Non è la Rai. Era una trasmissione crepuscolare e decadente di una decade, gli anni Ottanta, nella quale superficialità ed apparenza (leggere quel pugno allo stomaco di American Psycho o la versione edulcorata.) premiavano, e Non è la Rai era una rappresentazione grottesca e ignobile dell'Italia maschilista e pruriginosa, nonchè della grettezza della tv italiana. Lo è sempre stata, per carità, ma mentre nel mondo si affermavano principi e diritti per le donne ed una nuova dimensione sociale investiva buona parte del mondo occidentale (ma anche quello orientale), in Italia ri registrava un deprimente arretratezza.

Precursore però di  quella concezione stolida e svaccata di intrattenimento è stato senz'altro Drive-In.


Risate registrate tipo sit-com rincarate da uno pseudo pubblico di giovani frequentatori del Drive-in pagati per spanciarsi ad ogni battuta, comici ridotti a continue ripetizioni di se stessi in modo sempre più macchiettistico, intriso dei più beceri luoghi comuni, privi di ogni spessore che potesse rendere quei personaggi e quegli sketch di valore (la riprova è che a risentirli oggi ci si chiede come fosse possibile ridere di quelle battute).
Poi c'erano le ragazze, prototipo di ogni Velina, Letterina et similia fino ai giorni oggi.
 Culturalmente ha lasciato un segno indelebile su una generazione di giovani maschi e femmine, accompagnandone l'intera adolescenza negli '80 (me compreso).

Quindi mi "conforta" verificare che non sono il solo ad aver avuto questo pensiero, nei giorni del "Rubygate".

P.S.
Gianfranco D'Angelo però resta un mito...

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