martedì 29 aprile 2014

A show about nothing

Sono passati 16 anni dal finale della sitcom per antonomasia degli anni '90 (e no, non è Friends), e oggi il suo protagonista e coautore compie 60 anni (!).
Un solo consiglio: recuperarla, possibilmente in originale. E nel frattempo sperare che il buon Jerry torni in video perchè l'età può avanzare ma lagenialità non va in pensione (Larry David e Julia-Louis Dreyfus producono ancora ottime cose).





lunedì 14 aprile 2014

Non mi esce dalla testa (23)

I Weezer sono uno di quei gruppi americani sconosciuti ai più, in Italia, ma che a sentire alcuni dei loro pezzi si finisce a riconoscerne più di quanto ci si aspetta. Il loro esordio, ormai vent'anni fa, fu abbastanza fulmineo, quanto meno per un gruppo di alternative rock a metà strada fra il grunge al tramonto e le nuove sonorità punk a stelle e strisce tipo Green Day, soprattutto grazie all'inserimento del video Buddy Holly nelle demo del rivoluzionario Windows 95.
Il video, con la regia di Spike Jonze, è ambientato in un episodio fittizio di Happy Days, per la precisione da Arnold's una delle location più familiari per i nostalgici della celebre serie tv, e non mancano ovviamente i cameo di Richie Cunningham e di Fonzie!



venerdì 4 aprile 2014

Thora Thora

La scorsa settimana sono corso al cinema a vedere Captain America - the Winter Soldier, il secondo capitolo del personaggio più a stelle e strisce (letteralmente) del fumetto americano. Le attese erano elevate, i teaser e quindi i trailer avevano dato l'impressione di un cambio di passo nella gestione di questa icona ingombrante, tutta patriottismo e torta di mele, i primi rumors delle proiezioni test e poi le premiere ne avevo successivamente parlato in termini entusiastici.
La faccio breve anche perché c'è chi lo spiega meglio di me: personalmente il film è una bomba, attori in parte, trama solida (con qualche scorciatoia qua e là che non danno nell'occhio più di tanto), azione ben orchestrata, insomma le due ore di spettacolo filano via che è un piacere ed io e il mio compagno di poltroncina ce ne torniamo a casa con le dita in segno di vittoria e tanta voglia di cantare Star Spangled Banner, nonché di donare tutto il contenuto dei nostri portafogli alla prima fortunata fumetteria che ci vendesse l'opera omnia del Cap di Simon&Kirby ma anche di Brubaker&Eptig (più io che lui, mi sa), poi desistiamo perché sono le 1.30 e l'indomani andiamo entrambi a lavoro.
I giorni successivi l'entusiasmo non cenna a passare e continuo a ripercorrere mentalmente il film cercando di decidere quale sequenza giudicare la migliore. Nell'impossibilità di stabilirlo, mi rendo conto che nonostante non abbia mai accettato la scelta di farle interpretare la Vedova Nera, Scarlett Johansson in questo film finalmente non sfigura: sarà stato lo screentime? Sarà stato che gli avranno spiegato un po' di più il background del suo personaggio? Fatto sta che comincio a concentrare la mia attenzione sulla bionda e ancora non trentenne attrice americana, di come non sopporti la sua voce roca e bassa (che ha prestato ad un SO virtuale in Her - Lei e che volevano addirittura premiarla!) e da quanto tempo sia in giro e di quanti film abbia fatto e con quali registi ed attori e improvvisamente mi torna in mente la prima volta che l'ho vista, sarà stato più di dieci-dodici anni fa in un bel film, tratto dalla graphic novel omonima, che si chiama Ghost World e di come quella ragazzina un po' strana e molto acerba (non dava proprio l'impressione di come sarebbe "maturata") dalla voce sempre roca e bassa ma di uno sgraziato che si addiceva al suo personaggio faceva il perfetto paio con la vera protagonista del film. Che era una ragazzina ancora più strana e freak, interpretata da Thora Birch.

E allora mi sono chiesto: ma che cazzo di fine ha fatto Thora Birch?



Correva l'anno 2000, gli Stati Uniti si erano incartati con le elezioni presidenziali che manco uno staterello dell'est europa e New York teneva ancora le Twin Towers. Il film dell'anno è American Beauty, girato l'anno prima, vince tutti i premi più importanti agli Oscar, consacra le carriere di Sam Mendes, Kevin Spacey e Annette Bening, lancia la carriera Alan Ball, che firmerà di lì a poco il suo capolavoro e io vado a vederlo al cinema con la mia fidanzata di allora, che oggi è mia moglie. Il film è un piccolo gioellino ricco di frammenti entrati nel pulviscolo del pop collettivo: Mena Suvari coperta di petali di rosa, il sacchetto di plastica che svolazza casualemente al soffio del vento immortalato da una camera a mano, Annette Bening che spolvera l'appartamento in sottoveste e guanti di gomma, l'espressione beata di Spacey con il cranio sfondato e mille altre.
Thora Birch è una giovane ma sconosciuta attrice che di colpo si trova proiettata per la sua interpretazione nello stardom di Hollywood. Sembra una versione reloaded per il nuovo millennio di Christina Ricci: più carina ma non meno carismatica, incarna perfettamente la teenager inquieta e malinconica della porta accanto, che odia i suoi per la loro vacuità e superficialità (ma non sembra interessarsene veramente), che mal sopporta le vanterie dell'amica cheerleader per la quale il padre sembra aver perso la testa, e si lega infine al figlio del vicino.
Thora Birch inizia ad essere richiestissima ma viene chiamata ad interpretare personaggi un po' borderline, ambigui e inquietanti, come nel mediocre The Hole, ma in Ghost World mi è sembrato esprimere a pieno quel potenziale espressivo che in American Beauty veniva costretto a satellite della storyline di Kevin Spacey che era il vero protagonista, e questo grazia anche al materiale di partenza di Daniel Clowes.



Ghost World non è stato un successo al botteghino ma pur rimanendo un piccolo capolavoro ha segnato in qualche modo questo strano passaggio di testimone tra Thora Birch, la ragazza delle inquietudini, del romanticismo indecifrabile e fragile dei teenager orfani di Cobain e indeboliti più che rafforzati dagli anni '90, la magnetica freak da cinema indipendente, a Scarlett Johansson, il brutto anatroccolo che diventerà prima cigno (grazie a Lost in Translation) e poi star planetaria (La ragazza con l'orecchino di perla).
Dopo Ghost World, tre anni sulla cresta dell'onda da American Beauty, un passo falso con Dungeons & Dragons, la carriera di Thora sprofonda nell'anonimato, in film sempre più mediocri e anonimi, licenziamenti vari, genitori ingombranti (due ex porno attori degli anni '70) o tutt'e due insieme.
Internet sia lodato, si fanno ciclicamente la stessa domanda in America, non foss'altro per avere del materiale per riempire qualche boxino vacante, ed è facile trovare qualche sua intervista dove sfodera la sua tempra, il suo carattere tosto che non scende a compromessi, proprio quello che forse l'ha portata all'apice di Hollywood con altrettanta facilità e rapidità con la quale è stata messa poi in un angolo.
Ha un blog, che lei stessa frequenta poco, e sebbene molti suoi inconsapevoli fan l'hanno ormai dimenticata e aggrottano la fronte al nominarla (thora-chi?), io spero sempre da profondo romanticone melenso e stucchevole che in fondo sono, di vederla risplendere di nuovo nel giusto ruolo, nel giusto film, al momento giusto, oggi che a 32 anni è ancora una giovane attrice con qualche errore di troppo forse nelle scelte professionali ma magari non con ancora molte frecce al suo arco.
L'America è la terra delle opportunità ma anche delle seconde possibilità.