venerdì 26 ottobre 2012

Dobbiamo crederci (?)

Sembra arrivato ad un capolinea il percorso politico di Silvio Berlusconi, o così sembra. L'altro ieri annunciava la rinuncia a candidarsi alla guida del PdL alle prossime elezioni legislative, oggi la notizia della condanna a quattro anni per frode fiscale (ma tre sono indultati, grazie alla famigerata legge del 2006 promossa dalla sinistra).
Anche i meno smaliziati hanno rinunciato a credere alla casualità delle decisioni del Cavaliere (tanto quanto la goffaggine dello stesso nei consessi esteri) così parte in parallelo il coro contro la magistratura.
È stata una mossa calcolata per bilanciare lo scarso appeal che l'ex leader ha oggi sull'elettorato moderato con il tentativo di polarizzare ancora una volta la scelta tra una vaga promessa di libertà ed un ipotetico stato di polizia?
Francamente siamo arrivati ad un punto nel quale le risultanze giudiziarie sono del tutto irrilevanti quando si pone la questione del bene del paese ma non dubito che nei prossimi mesi ci troveremo ancora a discutere di questo e vedremo se i falsi problemi e la disinformazione la fanno ancora da padroni sull'esito finale delle prossime elezioni che si preannunciano decisamente calde, sulla marcia stanca di un governo tecnico "male minore" ma sempre più oggetto di critiche da tutte le parti e l'incognita M5S, con il primo test di domenica prossima in Sicilia.

Per non dimenticare:

martedì 9 ottobre 2012

Cervelli che rimangono

Io penso che qui dobbiamo deciderci su un concetto, mettersi d'accordo su quello che vogliamo che una parola significhi. La parola è merito. 



È di questi giorni l'intervista a Nicola Minetti, consigliere regionale della Regione Lombardia, eletta a insaputa degli elettori nel listino bloccato di Formigoni, personaggio pop del momento, la cui ascesa politica ha fatto storcere il naso a molti fino alla richiesta di non molto tempo fa del segretario del PDL Angelino Alfano di dimettersi dall'incarico.
Nella suddetta intervista la consigliera si è prodigata nell'apologia dell'ora del dilettante, affermando che non è necessario essere "preparatissimi", che il suo recente intervento in Regione a sostegno delle banche del latte materno è frutto della curiosità nata in seguito alla maternità della sorella e che "basta con questi luoghi comuni sulle modelle che hanno il cervello piccolo" e amenità simili.



Sorvolando ora sul personaggio in sè che ha tutto l'interesse a rimanere al centro dell'attenzione per vari motivi, probabilmente non solo di vanità personale, emergono con forza alcune considerazioni che feci nel lontano '95 con un mio amico durante una pacata discussione. In breve il mio amico sosteneva, come il vecchio Montanelli, che una volta sperimentato Berlusconi il popolo italiano avrebbe in fretta capito con che pasta di personaggio aveva a che fare e che i normali equilibri del dibattito politico si sarebbero ristabiliti dopo l'onda d'urto ancora forte degli anni di Tangentopoli. Io sostennni un po' più pessimisticamente che Berlusconi ce lo saremmo tolti di torno solo quando il Signore Iddio avesse deciso di richiamarlo a sè ma che i suoi effetti nefasti sarebbero rimasti ancora a lungo.
Nicole Minetti, torniamo a lei purtroppo, incarna questo aspetto: è giovane, nel '94 si può dire fosse una bambina, sfrontata, parla il linguaggio dell'antiretorica adialettica ("che ma c'è di male", "ma perchè no", "cosa vuol dire" sono le migliori risposte a qualunque tipo di domanda per chi lambisce solo la superficie delle questioni poste dall'interlocutore) farcito di slogan validi per un programma del sabato pomeriggio.



Il merito appunto, quello assente in chi come lei si è sbattuta ma nel verso sbagliato, al contrario di chi invece studia e lavora non per un ideale ma perchè sente di fare la cosa giusta e perchè le competenze se le suda, anche sul campo, e non parlo di chi avrebbe voluto sedere sullo scranno della consigliera Minetti e portare avanti delle battaglie politiche diverse o anche semplicemente per una partecipazione più attiva al dibattito politico ma chi tutti i giorni sperimenta la grande iniquità del sistema (assente) di selezione tutto italiano basato sui rapporti personali più che sul merito, l'impegno, i risultati. È così da molto tempo ma questa attitudine di cui ci si lamenta, ci si strappa le vesti per trovare una soluzione, non è qualcosa che si risolve con una legge ma è dentro le nostre teste, ci si è piatato e ha messo le radici, è le "dichiarazioni" della Minetti sono buone per riempire qualche pagina di giornale, qualche rotocalco, qualche blog.
E che vorrebbe parlare d'altro magari.

mercoledì 3 ottobre 2012

Oh My God, Scully!

È sempre un must!


Great Expectations from Gillian Anderson

Ah, gli anni 90! Ancora dobbiamo apprezzare al meglio questa decade dalla connotazione così indefinita
Per me saranno sempre gli anni assai accidentati che mi hanno portato alla maturità (?) dell'età adulta, al ritorno di quel primo amore che è divenuto il cuore della mia vita e della mia  (nostra) famiglia, del liceo e dell'università...e di X-Files! 


Perchè se i film al cinema sono sempre stati l'evasione dal quotidiano sul grande schermo ed il massimo per un nerd adolescente italiano era quella di uscire dalla sala con ancora adosso il sapore dell'avventura o il brivido dello spavento oppure lo stupore del fantastico, la serie di Chris Carter, dopo l'expoit breve di Twin Peaks, sapeva catturare tutto questo in tv.
Non voglio scrivere un trattato su X-Files, che non è neanche il mio mestiere, basti dire che se questa serie ebbe tanto successo lo si deve al cast senz'altro azzeccato di David Duchovny (Fox Mulder) e soprattutto l'incommensurabile Gillian Anderson (Dana Scully).
Molte sono le leggende intorno a come questa attrice, dalla bellezza atipica originaria di Chicago e cresciuta a Londra, fosse capitata nel pilota della serie ma si deve certamente alla tenacia di Carter nel credere in lei e nella sua capacità di interpretare questo personaggio dall'aria professionale e scientificamente preparata ma nell'animo colmo di insicurezze e di inquietudini se riuscì a superare le diffidenze dei produttori della FOX che avrebbero gradito una bombshell del tipo dell'altra Anderson e che allora spopolava su Baywatch.
Il resto è storia per non farci mancare i luoghi comuni e la FOX deve anche a X-Files (oltre che all'altro caposaldi I Simpson) la sua affermazione nel broadcast americano.
Gillian nel frattempo, dopo 9 stagioni e 2 film per il cinema di X-Files (purtroppo il terzo che l'x-fandom aspettava per il 2012 è sfumato...sigh), si è ritrasferita in Inghilterra dove ha preferito dedicarsi a progetti a lei più congeniali e che, nostro malgrado, sono da noi poco noti trattandosi di produzioni per lo più inglesi.
È di questi giorni la presentazione in Italia di una produzione BBC che adatta, ultimo di una lunga serie, il testo di Charles Dickens Great Expectations nella quale interpreta il ruolo centrale di Miss Havisham, nonostante l'età richiesta per il ruolo sarebbe stata quella di una donna molto più anziana.


Gillian ha già ricevuto vari premi e nominations per i suoi ruoli oltre che in X-Files ne La casa della gioia (film bello e triste) e Bleak House e il Roma Fiction Fest ha voluta omaggiarla in questa edizione con un premio.


Chissà se un giorno, viste le sue recenti partecipazioni a produzioni europee, non capiti di vederla recitare in un film italiano...naaahhh!