Milo Manara è un maestro del fumetto erotico, il suo nome è
quasi sinonimo di erotismo e anche senza la ormai consueta ricerca per immagini
su internet, numerose sue illustrazioni sono state utilizzate anche al di fuori
del campo prettamente fumettistico.
Da qualche anno a questa parte Manara ha avviato una
collaborazione con la Marvel, dapprima con una chicca X-Girls: Ragazze in fuga,
una storia che vede protagoniste le principali protagoniste femminili degli
X-Men sceneggiata nientepopodimeno che dall’artefice principale del successo
degli uomini X cioè Chris Claremont, più recentemente da una serie di variant
cover per varie collane della Casa delle Idee.Niente di scandaloso in queste
illustrazioni se non una rivisitazione in chiave “manariana” di Emma Frost,
Medusa, Angela, Scarlet Witch, Shanna, Valkyria, Gamora (c’è anche Thor in elenco!).
Nulla fino ad oggi,
perché sembrerebbe che la cover per l’esordio della nuova testata dedicata a
Spider-Woman sia un po’ troppo piccante anche per gli standard artistici del
mercato americano.
Secondo molte critiche, il maestro avrebbe ritratto l’eroina
in una posa del tutto innaturale, volta a sbattere gratuitamente in faccia
all’acquirente (maschio) un dose di erotismo non correlato alla natura del
fumetto, una supereroina dotata dei poteri equivalenti di un ragno che combatte
il crimine per le strade e i tetti di New York viene presentata come un
voluttuoso oggetto del desiderio, che usa più la propria carica erotica che non
i suoi superpoteri nella sua missione. Alle critiche sul dubbio gusto e
l’opportunità dell’illustrazione dell’artista italiano si sono aggiunte quelle tecniche di merito,
dallo scarso rispetto per anatomia e proporzioni alla evidente mancanza di un
vero e proprio costume ma più una sorta di body-painting che rivela ed esalta
ogni più leggera ehm…rientranza del corpo
A mio avviso occorre distinguere le due cose. Premesso che
criticare un maestro, quando la critica è argomentata e motivata, non può fare
che bene sia al destinatario che a tutti i beneficiari eventuali, quello che
stona in questa storia è sia il contesto che il bersaglio.
Mettiamola così: le precedenti variant cover non erano così
“erotiche”, era evidente la mano di Manara, il pennello di un maestro che non
frequenta, o non ha frequentato in passato, il genere supereroistico e che ha
adottato, di sua iniziativa oppure su specifica indicazione, un approccio
diciamo così neutro. Questo non è accaduto con questa cover. Possiamo supporre
che Manara abbia voluto osare un po’ di più, calcando la mano sugli aspetti per
così dire ragneschi della figura di Jessica Drew, forse si è documentato o
forse è stato imbeccato. Tuttavia sembra esserci acceso un focolaio intorno a
questa illustrazione e l’impressione, per chi conosce un po’ il mercato dei
comics, è che con questo attacco, forte anche del fatto che va a colpire
un’icona come Milo Manara, che ha anche il difetto di essere un po’ in là con
gli anni e per giunta italiano, si è voluto dare un segnale e nel contempo
trovare un capro espiatorio. Per cosa? Ovviamente per lo sciovinismo maschile
di ritrarre la donna nei comics, fino a qualche anno fa quasi esclusivo
appannaggio degli uomini, sia tra chi i fumetti li compra sia chi i fumetti
oggi li fa!
Chiariamoci, femmine
che leggono fumetti ci sono sempre state (io ne ho conosciute poche ma questo è
un altro discorso) così come tra i disegnatori, pardon, artisti, e le
sceneggiatrici ve ne sono sempre state. Credo che sarebbe un’inutile censura
quella di criticare la benché minima espressione di creatività che possa
offendere qualcuno o qualche categoria, finiremmo alla lunga nel riesumare la
caccia alle streghe e cantare le lodi di un ideale passato periodo di purezza
che nessuno ha mai conosciuto veramente nel quale semplicemente qualche
autorità decideva per altri. La conquista migliore oggi è la libertà con la
quale nasciamo di diritto: se non si compiono azioni che mettano in pericolo qualche essere umano,
che sia il pubblico a decidere cosa piace e cosa no, salvaguardando il sempre
sacrosanto diritto alla critica e non all’offesa, portando avanti la propria
personale battaglia su ciò che ritiene di buon gusto.
Gli anni ’90 hanno visto un’escalation di tette, sederi e
cosce femminili in bella vista che ammiccavano fin dalla copertina ma non
supportati da storie all’altezza, da personaggi interessanti e disegni curati (
la cover e le sue numerose versioni alternative evidentemente contavano maggiormente
che non le pagine interne) , quei fumetti sono al minimo
spariti dalla circolazione, il mercato si è autoregolato.
Lasciamo che Manara disegni le sue
versioni delle supereroine americane con lo stile che gli è proprio, chi lo
trova interessante lo acquisterà, chi lo trova disdicevole lo lascerà sugli
scaffali della propria fumetteria preferita.