venerdì 11 febbraio 2011

La spirale in cui siamo precipitati

L'avevano già detto in tanti e altrattanti l'avevo previsto ma il pozzo senza fine in cui siamo finiti è più devastante di quello che si pensava.
Passi l'autogiustificazione di Berlusconi, ma il livello delle discussioni, delle dichiarazioni, delle opinioni dei personaggi più o meno interessati dalla vicenda si fa sempre più basso.
Ed è sintomo di quanto questa antiretorica d'accatto abbia messo radici nella più elementare discussione.
I "non c'è niente di male", "non vedo il problema", "chi non lo farebbe" o più in voga in questi giorni, "siamo tutti peccatori" sono tutte espressioni ormai vuote, degli slogan fini a se stessi a cui non si può replicare solo con un espressione tra la rassegnazione ed il compatimento.
C'è stato in questi vent'anni, un ribaltamento delle parol, dei valori, dei riferimenti, in buona parte dovuto alla tv, in Italia prevalente mezzo di informazione. Dalle veline alle trasmissioni piene di schiamazzi che si proclamano "appofondimenti" ai reality show alle fiction di bassa lega, la televisione, commerciale e non, ha segnato il passo e l'apparire, in tv o sui giornali di gossip, più costruiti ad arte di un Grande Fratello, è diventata la cifra dell'essere, tanto da elevare i suoi protagonisti da semplici figuranti a cardini del sistema sociale e politico italiano.
Chi diceva che questi (autori e presentatori) erano geni della televisione grazie ai loro numeri in realtà non leggevano quello che si celava: che l'Italia si specchiava in essi e si plasmava a sua immagine (dalle veline di Striscia alle varie Buona Domenica, agli obbrobri della De Filippi a quel carrozzone irriconoscibile che è diventato Quelli che il calcio).
Forse è proprio in virtù di questo rapposrto malsano che la società italiana sta alla (sua) televisione come la società americana sta alla (propria) televisione: guardare per credere al Daily Show di Jon Stewart, al sempiterno Letterman o al leggendario Saturday Night Live.
Si giustifica il Vertice per giustificare noi stessi? È la peggiore delle ipocrisie. Suvvia, nessuno pretende che chi ci rappresenta si esente da errori o difetti ma che diventi l'icona e il portabandiera dei peggiori comportamenti e dei più beceri atteggiamenti è qualcosa che è francamente inaccettabile.
Vorrei un po' di coerenza, per lo meno, non il gioco delle smentite, non far passare tutto come una chiacchiera da bar (lasciamole ai bar), non si può dire un giorno "solo sanbitter e cene simpatiche", a "mai frequentato minorenni", da non sapevo che fosse minorenne a "mai pagato per fare sesso".
Vorrei un leader capace di ispirarci le migliori virtù, non titillare le più becere fantasie, un leader capace di guidarci soprattutto in questo mare agitato da incertezza economica, crisi finanziare, dissesto culturale e della cultura non qualcuno che un giorno vuole spaccare il paese in pro e contro, nel compiacere una parte e nell'insultare l'altra.
Vorrei vivere in un paese normale dell'occidente contemporaneo, dove per ci sia veramente la libertà, ma delle proprie scelte, non di fare quel che si pare in barba ai codici vigenti.

Aiuto.

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