venerdì 4 marzo 2011

Aria, acqua, bianco e azzurro

Finisci in un sopedale che neanche te ne accorgi, i pensieri ridotti alle azioni che ti imponi nella lista mentale delle cose da fare, nelle priorità che ti dai, ti fermi un attimo solo a ripercorrerla per poi accorgerti che come sempre hai dimenticato qualcosa o hai saltato un passaggio.
Poi passata la tempesta di adrenalina, ti ritrovi tra quattro mura bianche della tromba delle scale dell'ospedale infantile Salesi di Ancona, a fissare l'Adriatico con le sue increspature lente ed inesorabili, benchè solo il vento sappia vincere su di esse, poi ti calmi, i pensieri rallentano, le stanze, le scale, la sala di attesa i volti dei dottori, del personale, dei familiari dei pazienti (genitori e nonni per lo più) diventano improvvisamente più familiari ed è come accettare che per i prossimi giorni quella sarà casa tua, di tua moglie, di tuo figlio che è là in rianimazione, in quella stanza azzurra zeppa di monitor, perché lo scrupolo di un lastra ai polmoni ha rivelato uno pneumotorace che deve essere drenato.
Pensi che non c'è posto migliore dove potrebbe essere curato, che c'è la sua mamma vicino ed il suo papà che cerca di attrezarsi per non fargli mancare nulla.
Non puoi però dimenticare il suo sguardo impaurito, le sue lacrime, i suoi lamenti di bambino che ti lacerano il petto. Vuoi solo che tutto finisca per il meglio, tornare a casa, quella vera, e vederlo di nuovo sorridere.

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