lunedì 6 maggio 2013

La fine delle certezze

Sarà che da piccoli si faceva una vita scandita da semplici routine ma ci sembrava comunque costellata di piccole certezze: la strada verso la scuola fatta con i compagni di classe della stessa via in cui si abitava che si affacciavano più  meno alla stessa ora sulla strada con la stessa espressione assonnata, l'oratorio al pomeriggio dove ci si ritrovava per la consueta "amichevole" di calcetto, la spiaggia bianca di sassi frequentata dala tua famiglia che non sopportava la sabbia, l'inevitabile messa domenicale. E poi c'erano i pilastri in tv: la striscia di cartoni animati, prima sulla Rai, poi sui primi canali privati, lo show del sabato sera, che un tempo si chiamava Fantastico, e quella della domenica, la Domenica In di Rai Uno e i gol della giornata con 90° Minuto e poi i volti, Pippo Baudo, Mike Buongiorno, Paolo Valenti, Heather Parisi e Lorella Cuccarini. Poi arrivavano i mezzo busti familiari dei TG, preceduti dalle altrettanto di casa "signorine Buonasera". Il papa era il volto rassicurante di quell'energico e simpatico prete polacco. Infine una sagoma, spesso di scuro vestita, un po' grottesca e a tratti inquietante di un signore che doveva essere molto ma molto importante, comunque un presidente di qualchecosa, un pezzo grosso anche se a prima vista nessuno l'avrebbe detto.
Quel signore era Giulio Andreotti, il "divo" Giulio, l'incarnazione della (oggi si direbbe Prima) Repubblica italiana, nel bene ma soprattutto nel male perché rappresentava il Potere, quello che si nutre di politichese e funambolismi trasformisti per tutto cambiare affinchè tutto rimanga come prima, il potere che gestisce l'esistente per lasciare le cose eternamente come stanno.
A casa mia, ma probabilmente a casa di molti altri italiani, Andreotti identificava quella politica dalla quale l'uomo della strada non si sentiva rappresentato ma che continuava a votare perché lo status quo era mille volte meglio dell peso di dover fare una scelta e assumersi la responsabilità di un cambiamento, che amava disprezzare ma che gli garantiva comunque uno stile di vita da occidentale moderno, con quei valori stantii e già triti dell'antifascismo+anticomunismo della politica italiana matrona protettrice, nutrice e devota al Vaticano. Era anche quel potere da criticare sì alla luce del sole ma ambiguo su punti nodali della storia italiana del secondo dopoguerra, dalla fondazione della repubblica alla strategia della tensione, ai rapporti con Cosa Nostra.
Oggi è morto a 94 anni, qualcuno lo piange, altri lo rimpiangono, qualcuno ricorderà chi è stato, quello che ha rappresentato e magari un giorno sapremo dire con chiarezza e obiettitivà chi era veramente Giulio Andreotti.

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