martedì 9 ottobre 2012

Cervelli che rimangono

Io penso che qui dobbiamo deciderci su un concetto, mettersi d'accordo su quello che vogliamo che una parola significhi. La parola è merito. 



È di questi giorni l'intervista a Nicola Minetti, consigliere regionale della Regione Lombardia, eletta a insaputa degli elettori nel listino bloccato di Formigoni, personaggio pop del momento, la cui ascesa politica ha fatto storcere il naso a molti fino alla richiesta di non molto tempo fa del segretario del PDL Angelino Alfano di dimettersi dall'incarico.
Nella suddetta intervista la consigliera si è prodigata nell'apologia dell'ora del dilettante, affermando che non è necessario essere "preparatissimi", che il suo recente intervento in Regione a sostegno delle banche del latte materno è frutto della curiosità nata in seguito alla maternità della sorella e che "basta con questi luoghi comuni sulle modelle che hanno il cervello piccolo" e amenità simili.



Sorvolando ora sul personaggio in sè che ha tutto l'interesse a rimanere al centro dell'attenzione per vari motivi, probabilmente non solo di vanità personale, emergono con forza alcune considerazioni che feci nel lontano '95 con un mio amico durante una pacata discussione. In breve il mio amico sosteneva, come il vecchio Montanelli, che una volta sperimentato Berlusconi il popolo italiano avrebbe in fretta capito con che pasta di personaggio aveva a che fare e che i normali equilibri del dibattito politico si sarebbero ristabiliti dopo l'onda d'urto ancora forte degli anni di Tangentopoli. Io sostennni un po' più pessimisticamente che Berlusconi ce lo saremmo tolti di torno solo quando il Signore Iddio avesse deciso di richiamarlo a sè ma che i suoi effetti nefasti sarebbero rimasti ancora a lungo.
Nicole Minetti, torniamo a lei purtroppo, incarna questo aspetto: è giovane, nel '94 si può dire fosse una bambina, sfrontata, parla il linguaggio dell'antiretorica adialettica ("che ma c'è di male", "ma perchè no", "cosa vuol dire" sono le migliori risposte a qualunque tipo di domanda per chi lambisce solo la superficie delle questioni poste dall'interlocutore) farcito di slogan validi per un programma del sabato pomeriggio.



Il merito appunto, quello assente in chi come lei si è sbattuta ma nel verso sbagliato, al contrario di chi invece studia e lavora non per un ideale ma perchè sente di fare la cosa giusta e perchè le competenze se le suda, anche sul campo, e non parlo di chi avrebbe voluto sedere sullo scranno della consigliera Minetti e portare avanti delle battaglie politiche diverse o anche semplicemente per una partecipazione più attiva al dibattito politico ma chi tutti i giorni sperimenta la grande iniquità del sistema (assente) di selezione tutto italiano basato sui rapporti personali più che sul merito, l'impegno, i risultati. È così da molto tempo ma questa attitudine di cui ci si lamenta, ci si strappa le vesti per trovare una soluzione, non è qualcosa che si risolve con una legge ma è dentro le nostre teste, ci si è piatato e ha messo le radici, è le "dichiarazioni" della Minetti sono buone per riempire qualche pagina di giornale, qualche rotocalco, qualche blog.
E che vorrebbe parlare d'altro magari.

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