giovedì 13 giugno 2013

Fin qui tutto bene

Sono passati quasi 50 giorni dalla fine dell'isteria post elezioni che ha portato quindi alla nascita del governo Letta. Gli italiani hanno assistito con sbigottimento condito da irritazione alle pantomime recitate dai partiti che sono emerse gloriosamente soddisfatti nel celebrare il trionfo della malapolitica nei confronti del neonato Movimento 5 Stelle. Il quale ha gestito malamente la botta conseguente alla Große Koalition italiota tra PD e PdL, passando dal dipingersi come l'onda arrabbiata degli onesti, della gente comune che entra nelle stanze del potere al movimento che dice solo no (questa è la chiave di lettura che i media tradizionali traducono per il cittadino "tipo", che si informa poco e con stretto o strettissimo ventaglio di scelta tra tv e giornali), dei dilettanti che parlano solo di scontrini e soprattutto di pupazzi nelle mani di un ex comico (che caccia chi leva una critica, anche piccola, anche circostanziale).
Probabilmente le cose non stanno così, e non passa la giusta lettura di questo stato di cose ma è sintomatico della situazione italiana la rapidità con la quale si travisano certi fatti e si fornisce un quadro altro della realtà.

La vittoria schiacciante dei candidati del PD alle amministrative, molto limitate a poche realtà locali in questa tornata e che hanno regalato come spunto più interessante l'elezione del nuovo sindaco di Roma, è stata al solito malamente travisata come un sì del popolo italiano al governo quando c'è stata un astensione record superiore al 40%, con punte fino al 50%, che non ha votato tutto il popolo italiano e che paradossalmente premia il partito che pur vincendo formalmente alle ultime politiche ha raggiunto il minimo storico a livello nazionale e che è ostaggio a tutti gli effetti di Berlusconi. Che dopo aver fagocitato i suoi ex alleati di AN ha relegato la Lega Nord a partito meno che locale (escludendo la regione Lombardia dove però Maroni era il candidato di tutto lo schieramneto di destra).
Tutto questo senza dimenticare che Napolitano è di nuovo (di nuovo!) Presidente della Repubblica (temiamo tutti che non arrivi alla fine del mandato...ma anche che ci arrivi), che abbiamo perso tempo fra saggi e controsaggi, che ci troviamo comunque con un governo a termine che sembra attualmente occupato a far passare quelle 2-3 promesse elettorali del PdL che nuoceranno al paese ma farà gridare a B. vittoria nonchè impegnato a far evitare a quest'ultimo processi e ineleggibilità.

Nel frattempo l'Italia della scuola, della ricerca, dell'impresa, della cultura è ancora in stand by, con il fondato timore che le batterie siano prossime ad esaurirs, come la pazienza degli italiani, popolo senza alternative e con una classe dirigente viziata, incapace e meschina.
Torneremo a vincere? L'Italia avrà la sua rinascita? E sarà per puro caso (ma gli avvoltoi saranno comunque pronti ad attribuirsi ogni merito della serie "io c'ero",) o da un'alchimia di persone, luoghi e tempi sorgerà di nuovo l'orgoglio che avevamo un tempo?
Speriamo di non rimanere nel frattempo solo noi topi a lasciare la nave quando è già affondata

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