mercoledì 31 dicembre 2014
L'ultima storia ovvero l'universo labirinto
"31 dicembre, ultimo dell'anno. Cristoforo si era alzato da poco ma si sentiva già stanco di quella consunta abitudine di buoni propositi per l'anno che verrà e l'avvilente meditazione sui mesti bilanci dei dodici mesi antecendenti. Lanciò una triste occhiata al diario sgualcito, tirato fuori dal cassetto appesantito di cianfrusaglie e accessori da scribacchino della scrivania ed emise un lungo sospiro. Socchiudendo le palpebre, forse la parte di lui più rinvigorita dalla pulizia facciale a base di acqua corrente schiaffeggiata sul viso, si ripromise di concludere con un piccolo guizzo personale il 365° giorno di questo anno tremendo, vissuto come un'escursione nepalese su uno scalcinato bus tra le montagne himalayane, dove la miglior compagnia fosse costituita da capre da latte in procinto di defecare. Con uno scatto improvviso riaprì gli occhi, sfogliò rapidamente il diario fino a giungere all'ultima annotazione, quindi si posizionò alla prima pagina bianca disponibile. Ok, questo momento deve essere tutto per me, pensò. E scrisse:
"31 dicembre, ultimo dell'anno. Pablo si era alzato da poco ma si sentiva già stanco di quella consunta abitudine di buoni propositi per l'anno che verrà e l'avvilente meditazione sui mesti bilanci dei dodici mesi antecendenti. Lanciò una triste occhiata al diario sgualcito, tirato fuori dal cassetto appesantito di cianfrusaglie e accessori da scribacchino della scrivania ed emise un lungo sospiro. Socchiudendo le palpebre, forse la parte di lui più rinvigorita dalla pulizia facciale a base di acqua corrente schiaffeggiata sul viso, si ripromise di concludere con un piccolo guizzo personale il 365° giorno di questo anno tremendo, vissuto come una lunga attesa al peggior gabinetto della peggior sosta lungo le autostrade peruviane, dove la miglior compagnia fosse costituita dal più petulante dei turisti bianchi colto da crisi intestinale. Con uno scatto improvviso riaprì gli occhi, sfogliò rapidamente il diario fino a giungere all'ultima annotazione, quindi si posizionò alla prima pagina bianca disponibile. Ok, questo momento deve essere tutto per me, pensò. E scrisse":
"31 dicembre, ultimo dell'anno. Rinko si era alzata da poco ma si sentiva già stanca di quella consunta abitudine di buoni propositi per l'anno che verrà e l'avvilente meditazione sui mesti bilanci dei dodici mesi antecendenti. Lanciò una triste occhiata al diario sgualcito, tirato fuori dal cassetto appesantito di cianfrusaglie e accessori da scribacchino della scrivania ed emise un lungo sospiro. Socchiudendo le palpebre, forse la parte di lei più rinvigorita dalla pulizia facciale a base di acqua corrente schiaffeggiata sul viso, si ripromise di concludere con un piccolo guizzo personale il 365° giorno di questo anno tremendo, vissuto come l'agonizzante solitudine dell'ultimo tilacino, il cane tigre australiano, dove la miglior compagnia fosse costituita dai custodi e dai naturalisti del parco zoo, con i loro sguardi divertiti e febbrili. Con uno scatto improvviso riaprì gli occhi, sfogliò rapidamente il diario fino a giungere all'ultima annotazione, quindi si posizionò alla prima pagina bianca disponibile. Ok, questo momento deve essere tutto per me, pensò. E scrisse":
C'è un italiano, in una stanza, da solo, che immagina le nostre vite. È un creatore di storie, assemblatore di labirinti che non hanno fine e non hanno inizio. Un flusso ininterrotto che si auto riproduce. Un universo in una goccia. Noi siamo in una di queste infinite gocce, ma non sappiamo quale. E a dirla ignoriamo anche come facciamo a saperlo. Una domanda rimane senza risposta: da dove viene quell'italiano?"
Etichette:
31 dicembre,
Cristoforo,
Labrinto,
Pablo,
Rinko,
ultima storia,
Universe Maze
martedì 25 novembre 2014
L'avamposto di una splendida italiana
Ci sono persone e ci sono persone speciali, si tramandano miti e si narrano leggende e ci sono persone che con la loro perseveranza raggiungono traguardi magari semplicemente inaspettati; c'è la retorica dell'eroe che non si lascia abbattere dai colpi infertigli dal Destino e c'è la caparbietà meticolosa di chi si dedica anima e corpo ad un sogno che poi diventa una missione ma non in senso religioso, proprio una m-i-s-s-i-o-n-e e la persona in questione è una giovane donna italiana che si chiama Samantha Cristoforetti, la missione si chiama Futura. È partita il 23 novembre 2014 per conto dell'ESA (European Space Angency) e dell'ASI (Agenzia Spaziale Italiana) sulla stazione spaziale internazionale, meglio nota con l'acronimo ISS da Baikonur, in Kazakhstan.
La storia di Samantha è quella esemplare di ogni bambino o bambina con un sogno, quello di volare, tanto in alto da raggiungere le stelle ma fissare ad occhi aperti il cielo azzurro o la notte stellata non è più sufficiente ma è la spinta decisiva a far intraprendere dopo il liceo la facoltà di Ingegneria Aerospaziale per entrare nell'Aeronautica Militare Italiana (dove ha raggiunto il grado di capitano). Qui il caso volle (per i meno smaliziati si può parlare di Destino, vedi sopra) di riuscire a cogliere l'opportunità di essere selezionata per il programma spaziale europero, lo stesso che ha portato già tanti italiani in orbita (sei per la precisione: Malerba, Cheli, Guidoni, Vittori, Nespoli e Parmitano).
Il programma è molto duro e lungo e Samantha si prepara dal 2009 ad affrontare questa che per la gente "normale" può sembrare poco più che una simpatica e costosa per quanto affascinante avventura ma che spesso si dimentica essere uno dei percorsi pionieristici che proiettano il genere umano verso lo spazio e perciò a farci diventare tutti un po' extraterrestri. Tuttavia la giovane "montanara" (è originaria di Mulè, un piccolo paesino trentino) ha affrontato questo percorso con la determinazione di una wonder woman, come ci si aspetterebbe da un astronauta di formazione militare, ma sempre con un piglio sereno, sorridente e leggero, lei abituata a viaggiare spesso e ad adattarsi presto a nuovi luoghi, nuove lingue e nuove culture (ha studiato e si è laureata a Monano di Baviera e parla fluentemente oltre all'italiano, l'inglese, il tedesco, il russo e studia anche il cinese).
In questi casi i social media esprimono forse il loro potenziale migliore, avvicinare le persone e renderle partecipi delle esperienze che sta vivendo qualcun altro, diventa estremamente intenso e coinvolgente avere l'opportunità di entrare nella routine di un'astronauta (al femminile!), capire quanto impegno e dedizione occorre mettere per vivere questa avventura e percepire pienamente le ricadute che potranno avere in futuro.
Così diventa anche più semplice capire perchè Samantha Cristoforetti è un modello da seguire per tutti quelli che con sconforto guardano al domani, perchè anche se non tutti vogliamo o possiamo ambire alle stelle, possiamo e forse dobbiamo essere più ottimisti, perchè se la felicità non è un regalo che abbiamo meritato, è però la sfida giornaliera che i nostri sforzi tramutano in un tesoro che una volta conquistato brilla solo per noi, di cui noi soli siamo i custodi e i destinatari finali. Dobbiamo trovare il nostro tesoro, farlo brillare e di riflesso illuminare il nostro cuore.
Samatha Cristoforetti e lo staff dell'ESA sono attivissimi sui social media e lo saranno ancora di più con l'avvio ufficiale della missione FUTURA per cui rimando tutti ai link ufficiali dei loro "avamposti" in rete:
http://avamposto42.esa.int/
https://twitter.com/Avamposto42
https://plus.google.com/+SamanthaCristoforetti/
https://twitter.com/AstroSamantha
https://www.flickr.com/photos/astrosamantha/
Chi non avesse colto tutti i numerosi riferimenti di Samantha e della missione nonchè dei nomi scelti per i vari siti o nickname, consiglio caldamente l'imprescindibile libro di Douglas Adams, Guida galattica per Autostoppisti meglio nota come The Hitchhiker's Guide to the Galaxy.
Don't Panic!
Etichette:
42,
ASI,
Avamposto42,
Douglas Adams,
ESA,
Futura,
Guida Galattica per Autostoppisti,
ISS,
Samantha Cristoforetti,
The Hitchhiker's Guide to the Galaxy
martedì 11 novembre 2014
Non mi esce dalla testa (28)
Quando ho ascoltato per la prima volta questo pezzo sono rimasto fulminato. Non credevo che gli autori di Bohemian Rapsody e Somebody to Love fossero riusciti a mettere tanto furore acido e odio in maniera così perfetta e schiumosa. L'inizio è un viaggio psichedelico e allucinante in una mente rapidamente obnubilata dalla rabbia, le note di chitarra elettrica successive sono degli spilli appuntiti che trafiggono il cervello e gli grida "EHI, STRONZO, È ORA DI TIRARE FUORI LE PALLE E URLARE!".
Live:
Studio:
You suck my blood like a leech
You break the law and you breach
Screw my brain till it hurts
You've taken all my money - you still want more,
Misguided old mule
With your pigheaded rules
With your narrow - minded cronies who are fools of the first division-
Death on two legs -
You're tearing me apart,
Death on two legs
You never had a heard of your own -
Kill joy, Bad guy,
Big talking, Small fry
You're just an old barrow - boy
Have you found a new toy to replace me,
Can you face me -
But now you can kiss my ass goodbye
Feel good, are you satisfied
Do you feel like suicide (I think you should)
Is your conscience all right
Does it plague you at night,
Do you feel good - Feel good!
Talk like a big business tycoon,
But you're just a hot - air balloon,
So no one gives you a damn,
You're just an overgrown school - boy
Let me tan your hide.
A dog with disease,
King of the 'sleaze'
Put your money where your mouth is Mr. Know all,
Was the fin on your back part of the deal...(shark!)
Death on two legs
You're tearing me apart
Death on two legs -
You never had a heart of your own,
(You never did, right from the start)
Insane you should be put inside,
You're a sewer - rat decaying in a cesspool of pride
Should be made unemployed
Then make yourself null - and - void,
Make me feel good
I feel good.
Death on Two legs, una canzone scritta da Freddy Mercury, eseguita dai Queen, per noi sull'orlo di scoppiare.
Live:
Studio:
You suck my blood like a leech
You break the law and you breach
Screw my brain till it hurts
You've taken all my money - you still want more,
Misguided old mule
With your pigheaded rules
With your narrow - minded cronies who are fools of the first division-
Death on two legs -
You're tearing me apart,
Death on two legs
You never had a heard of your own -
Kill joy, Bad guy,
Big talking, Small fry
You're just an old barrow - boy
Have you found a new toy to replace me,
Can you face me -
But now you can kiss my ass goodbye
Feel good, are you satisfied
Do you feel like suicide (I think you should)
Is your conscience all right
Does it plague you at night,
Do you feel good - Feel good!
Talk like a big business tycoon,
But you're just a hot - air balloon,
So no one gives you a damn,
You're just an overgrown school - boy
Let me tan your hide.
A dog with disease,
King of the 'sleaze'
Put your money where your mouth is Mr. Know all,
Was the fin on your back part of the deal...(shark!)
Death on two legs
You're tearing me apart
Death on two legs -
You never had a heart of your own,
(You never did, right from the start)
Insane you should be put inside,
You're a sewer - rat decaying in a cesspool of pride
Should be made unemployed
Then make yourself null - and - void,
Make me feel good
I feel good.
Death on Two legs, una canzone scritta da Freddy Mercury, eseguita dai Queen, per noi sull'orlo di scoppiare.
domenica 12 ottobre 2014
5 cose che imparato guardando la puntata di Report sulla pizza
Domenica 5 ottobre 2014, Milena Gabanelli ci ha
introdotto in un viaggio attraverso il meraviglioso mondo della pizza italiana,
che fa molto il paio con la puntata della corsa stagione dedicata al caffè.
Potete recuperarla sul sito della Rai. Non qui, questo è il mio blog, non un
servizio on demand.
Sorvolando sulle consuete polemiche che sorgeranno sul
mestiere del giornalista, sul benaltrismo che ne consegue e gli innumerevoli
rivoli di parole per giustificare questo e quello da ambo le parti delle
barricate di un delle mille battaglie che si combattono tra corporazioni (in
questo caso giornalismo d’inchiesta vs ristorazione), posso dire che
personalmente ho imparato molto da questa oretta e mezza di approfondimento sul
vessillo italico bianco rosso e verde sui piatti dell’orbe terracqueo conosciuto,
alcune di queste cose sono mezze sorprese, altre tragiche conferme.
1. A Napoli la pizza fa schifo come in qualunque altra parte
d’Italia (e non solo)
Bando ai pregiudizi, quando si
parla di pizza (o di caffè, come l’inchiesta della scorsa edizione) non ci
dovrebbe essere posto per mangiare una pizza più buona che il luogo di nascita
della pizza Margherita, uno dei piatti più buoni mai concepiti in relazione
alla brevità della ricetta (se la gioca con l’amatriciana nel campionato
italiano di “rivoli di olio e d’amore scivolano verso il mio mento “).
Tuttavia, a differenza dei ristoratori cinesi che, superata l’offesa razzista
dello stereotipo, in South Park si scoprono ottimi costruttori di muraglie, non
sembra che basti essere nati a Secondigliano o battezzati al Vomero, per fare
una eccellente pizza, anzi pur non mancando pizzerie storiche, campioni
mondiali o artisti dell’impasto, tra una
lievitazione non adeguata o ingredienti scadenti pochi pizzaioli della napoletana
doc passano l’esame. Questa volta però è solo l’orgoglio ad essere ferito
perché per come fanno la pizza nel resto d’Italia non c’è da stare allegri. Per
noi clienti, intendo.
2. Viva la pizza (congelata)
Fa molto strano entrare in un
locale attratti dai profumi dai colori e da quel languorino che ti farebbe
andare bene anche una scarpa fritta e scoprire che il gustoso sapore di quel
trancio farcito da due euro e cinquanta in realtà è indotto dai tuoi bisogni
famelici e dalla mancanza di alternative, nonché dal mancato processo delle
informazioni visive suggerirti che del pomodoro è rimasto il colore mentre la
bufala che ha fornito il latte per quella mozzarella (?) è deceduta mesi
addietro.
3. I pizzaioli non sanno cosa fanno (ve la sentite di condannarli?)
Ah, i sapori di una volta, il
mestiere che si impara con il duro apprendistato e le ricette tradizionali
tramandate di padre in figli! Se oggi non proprio tutti i pizzaioli sono figli
di pizzaioli, molti di questi imparano la tecnica praticamente sul campo,
ovviamente con i clienti come cavie. Sì perché non solo non esistono corsi
nelle scuole che preparano per il settore della ristorazione (se non corsi
sponsorizzati da questo o quell’ente formativo, qualche associazione di
categoria, molti docenti improvvisati, spoiler: vedi al punto 4) ma gli stessi
pizzaioli storici non sembrano dei maestri affidabili.
Spesso, ma non è il caso
solo della pizza, la scelta di usare taluni ingredienti piuttosto che altri è
affidata al buon vecchio motto” si è fatto sempre così”, perciò mai chiedere
spiegazioni o chiarimenti troppo approfonditi al pizzaiolo, men che meno se
italiano, se è egiziano è caso pure che qualche libro o ricetta se li sia
studiati o ha un passato da cuoco. Farine? Solo la doppio zero, già la zero è
una raffinatezza per eccentrici. Olio Extravergine? Ma quando mai, troppo
pesante! Molto meglio quello del boccione da 5 l di girasole! Oppure quello di
soia per una pizza al bacio! Mozzarella? Formaggio tedesco ovviamente! San
Marzano? Ma sei matto? Vai di concentrato! Il fumo nel forno? Ci facciamo
sostare un po’ la pizza così mangiamo pure affumicato!
4. Non esiste la figura professionale del pizzaiolo
Ma il pizzaiolo è un cuoco o un
semplice assemblatore
Mentre in pratica spesso molti esercenti che vendono
pizza non sono i “manifattori” della stessa, un pizzaiolo in teoria è quello
che sceglie gli ingredienti, li elabora, li combina per creare ogni volta un
prodotto unico, che racconta anche una storia, spesso legata al territorio e
questo costituisce la cultura del cibo che, a parole, esportiamo nel mondo e
serviamo quotidianamente sulle nostre tavole. Tuttavia in Italia non sembra
esserci un iter istituzionalizzato che riconosca questa figura, diversa dal
cuoco ma non assimilabile ad un operatore (?) di un qualunque fast food.
Italia, SVEGLIAAA!!!
5. La qualità si paga (ma alla fine…paga!)
Non tutto è perduto. Nella deriva
generale della leggenda che vuole l’Italia patria del buon mangiare e del cibo
sano, c’è effettivamente qualche baluardo che si regge a difesa della
tradizione e della reinterpretazione in chiave moderna del concetto di
ristorazione, ivi compresa il sottovalutato mondo della pizza. Attenzione alla
qualità delle materie prime, rispetto delle procedure di esecuzione della
lievitazione degli impasti, sperimentazioni audaci per esaltare il sapore senza
l’uso di additivi artificiali, rispetto del consumatore che viene trattato come
un ospite al quale si vuole offrire un’esperienza sensoriale.
Se questa fosse
la cultura proposta nelle scuole e nei corsi laddove essa latita e nella terra
dove solo una sparuta rappresentanza di difensori della Napoletana Verace cerca
di diffondere un minimo di rispetto per il prodotto, potremmo veramente essere
orgogliosi di essere la Terra della Pizza e rivendicare, con schiena dritta e
sguardo fiero, di esserne il baluardo del tricolore del gusto e del sapore
italici!
venerdì 19 settembre 2014
Non mi esce dalla testa (27)
Oggi sto incazzato, quindi per unirsi al mio personale rito di incanalamento della rabbia, oltre il tradizionale pezzo che marca questa mia altrettanto personale e fin tropo ricorrente rubrica, ci metto anche le liriche: la prima volta sentitite il testo, la seconda lo ripetete a bassa voce seguendo la musica, la terza, la quarta e la quinta la cantata a volume crescente fino a livello SQUARCIAGOLA!
Oh, se non mi passa l'incazzatura, saprò il perchè...
Oh, the heads that turn
Make my back burn
And those heads that turn
Make my back, make my back burn
The sparkle in your eyes
Keeps me alive
And the sparkle in your eyes
Keeps me alive, keeps me alive
The world
And the world turns around
The world and the world, yeah
The world drags me down
Oh, the heads that turn
Make my back burn
And those heads that turn
Make my back, make my back burn, yeah
Yeah-hey...
The fire in your eyes
Keeps me alive
And the fire in your eyes
Keeps me alive
I'm sure in her you'll find
The sanctuary
I'm sure in her you'll find
The sanctuary
And the world
The world turns around
And the world and the world
The world drags me down
And the world and the world and the world
The world turns around
And the world and the world and the world and the world
The world drags me down
Ah...
Hey-yeah...
And the world
And the world turns around
And the world and the world
Yeah, the world drags me down
And the world
Yeah, the world turns around
And the world and the world
The world drags me down
Sanctuary
Sanctuary
Sanctuary
Sanctuary
Oh, se non mi passa l'incazzatura, saprò il perchè...
Oh, the heads that turn
Make my back burn
And those heads that turn
Make my back, make my back burn
The sparkle in your eyes
Keeps me alive
And the sparkle in your eyes
Keeps me alive, keeps me alive
The world
And the world turns around
The world and the world, yeah
The world drags me down
Oh, the heads that turn
Make my back burn
And those heads that turn
Make my back, make my back burn, yeah
Yeah-hey...
The fire in your eyes
Keeps me alive
And the fire in your eyes
Keeps me alive
I'm sure in her you'll find
The sanctuary
I'm sure in her you'll find
The sanctuary
And the world
The world turns around
And the world and the world
The world drags me down
And the world and the world and the world
The world turns around
And the world and the world and the world and the world
The world drags me down
Ah...
Hey-yeah...
And the world
And the world turns around
And the world and the world
Yeah, the world drags me down
And the world
Yeah, the world turns around
And the world and the world
The world drags me down
Sanctuary
Sanctuary
Sanctuary
Sanctuary
venerdì 5 settembre 2014
Non mi esce dalla testa (26)
Oggi nasceva Frederick Bulsara, ma per gli amici rimane sempre Freddie Mercury. Artista sensibile, uomo imbevuto di amore per la vita e dalla estrema riservatezza fuori dal palco, è noto ovviamente per i numerosi pezzi dei Queen, mi piace ricordarlo anche per le struggenti musiche composte e scritte da solista. Oggi razione doppia.
mercoledì 27 agosto 2014
Metti un Manara in copertina
Milo Manara è un maestro del fumetto erotico, il suo nome è
quasi sinonimo di erotismo e anche senza la ormai consueta ricerca per immagini
su internet, numerose sue illustrazioni sono state utilizzate anche al di fuori
del campo prettamente fumettistico.
Da qualche anno a questa parte Manara ha avviato una
collaborazione con la Marvel, dapprima con una chicca X-Girls: Ragazze in fuga,
una storia che vede protagoniste le principali protagoniste femminili degli
X-Men sceneggiata nientepopodimeno che dall’artefice principale del successo
degli uomini X cioè Chris Claremont, più recentemente da una serie di variant
cover per varie collane della Casa delle Idee.Niente di scandaloso in queste
illustrazioni se non una rivisitazione in chiave “manariana” di Emma Frost,
Medusa, Angela, Scarlet Witch, Shanna, Valkyria, Gamora (c’è anche Thor in elenco!).
Nulla fino ad oggi,
perché sembrerebbe che la cover per l’esordio della nuova testata dedicata a
Spider-Woman sia un po’ troppo piccante anche per gli standard artistici del
mercato americano.
Secondo molte critiche, il maestro avrebbe ritratto l’eroina
in una posa del tutto innaturale, volta a sbattere gratuitamente in faccia
all’acquirente (maschio) un dose di erotismo non correlato alla natura del
fumetto, una supereroina dotata dei poteri equivalenti di un ragno che combatte
il crimine per le strade e i tetti di New York viene presentata come un
voluttuoso oggetto del desiderio, che usa più la propria carica erotica che non
i suoi superpoteri nella sua missione. Alle critiche sul dubbio gusto e
l’opportunità dell’illustrazione dell’artista italiano si sono aggiunte quelle tecniche di merito,
dallo scarso rispetto per anatomia e proporzioni alla evidente mancanza di un
vero e proprio costume ma più una sorta di body-painting che rivela ed esalta
ogni più leggera ehm…rientranza del corpo
A mio avviso occorre distinguere le due cose. Premesso che
criticare un maestro, quando la critica è argomentata e motivata, non può fare
che bene sia al destinatario che a tutti i beneficiari eventuali, quello che
stona in questa storia è sia il contesto che il bersaglio.
Mettiamola così: le precedenti variant cover non erano così
“erotiche”, era evidente la mano di Manara, il pennello di un maestro che non
frequenta, o non ha frequentato in passato, il genere supereroistico e che ha
adottato, di sua iniziativa oppure su specifica indicazione, un approccio
diciamo così neutro. Questo non è accaduto con questa cover. Possiamo supporre
che Manara abbia voluto osare un po’ di più, calcando la mano sugli aspetti per
così dire ragneschi della figura di Jessica Drew, forse si è documentato o
forse è stato imbeccato. Tuttavia sembra esserci acceso un focolaio intorno a
questa illustrazione e l’impressione, per chi conosce un po’ il mercato dei
comics, è che con questo attacco, forte anche del fatto che va a colpire
un’icona come Milo Manara, che ha anche il difetto di essere un po’ in là con
gli anni e per giunta italiano, si è voluto dare un segnale e nel contempo
trovare un capro espiatorio. Per cosa? Ovviamente per lo sciovinismo maschile
di ritrarre la donna nei comics, fino a qualche anno fa quasi esclusivo
appannaggio degli uomini, sia tra chi i fumetti li compra sia chi i fumetti
oggi li fa!
Chiariamoci, femmine
che leggono fumetti ci sono sempre state (io ne ho conosciute poche ma questo è
un altro discorso) così come tra i disegnatori, pardon, artisti, e le
sceneggiatrici ve ne sono sempre state. Credo che sarebbe un’inutile censura
quella di criticare la benché minima espressione di creatività che possa
offendere qualcuno o qualche categoria, finiremmo alla lunga nel riesumare la
caccia alle streghe e cantare le lodi di un ideale passato periodo di purezza
che nessuno ha mai conosciuto veramente nel quale semplicemente qualche
autorità decideva per altri. La conquista migliore oggi è la libertà con la
quale nasciamo di diritto: se non si compiono azioni che mettano in pericolo qualche essere umano,
che sia il pubblico a decidere cosa piace e cosa no, salvaguardando il sempre
sacrosanto diritto alla critica e non all’offesa, portando avanti la propria
personale battaglia su ciò che ritiene di buon gusto.
Gli anni ’90 hanno visto un’escalation di tette, sederi e
cosce femminili in bella vista che ammiccavano fin dalla copertina ma non
supportati da storie all’altezza, da personaggi interessanti e disegni curati (
la cover e le sue numerose versioni alternative evidentemente contavano maggiormente
che non le pagine interne) , quei fumetti sono al minimo
spariti dalla circolazione, il mercato si è autoregolato.
Lasciamo che Manara disegni le sue
versioni delle supereroine americane con lo stile che gli è proprio, chi lo
trova interessante lo acquisterà, chi lo trova disdicevole lo lascerà sugli
scaffali della propria fumetteria preferita.
Etichette:
erotismo,
Marvel,
Milo Manara,
Spider-Woman,
varian cpver
venerdì 8 agosto 2014
Non mi esce dalla testa (25)
La città è diversa ma è la stessa, ieri era più grigia di oggi forse? Nelle mie gambe invece ci sono strade e viottoli che nascondono storie e sorprese, ogni pietra il passo di una corsa, ogni angolo l'avventura banale e avvincente di rincorrersi e scappare, arrivare ad un muro ed urlare "TANA!".
Il 1980 non mi è mai sembrato così lontano.
Il 1980 non mi è mai sembrato così lontano.
domenica 27 luglio 2014
WW:SvB! ;D
Il Comic-Con di San Diego (per gli amanti del gergo 2.0, amichevolmente #SDCC) negli ultimi diciamo dieci anni è cresciuto esponenzialmente in termini di offerta, di hype e di occasioni per stupire e divertire. Da fiera quasi esclusivamente dedicata ai comics, l'evento oggi attira su di sé l'attenzione anche dei media tradizionali, compresi quelli digitali, gli aggregatori, i blog e non solo la stampa cosiddetta specializzata. La ragione è molto semplice, nei panel che nella quattro giorni di manifestazione si affastellano l'uno dietro all'altro, ci sarebbe da riempire una catasta di terabyte di materiale tra foto di celebrità che firmano autografi o salutano i fan, tavole rotonde sulla nuova trilogia di Star Wars, anticipazioni e trailer dei prossimi blockbuster naturalmente a tema fantastico/fantasy/action/supereroistico o semplicemente tratto da fumetti o novel di successo, sfilate di cosplayer che spaziano dal pacchiano all'eccezionale (ma tutti/tutte con uguale convinzione e passione). Ah, ci sono anche i fumetti (le case editrici presentano i loro piani editoriali, i nuovi team creativi e le storyline future ma andiamo, a chi importa finché non ci fanno un film o una serie tv da mandare in prima serata?).
Ovviamente per chi non ha la possibilità di essere materialmente presente al Comic-Con (ma occorrerebbe andarci almeno una volta nella vita, ah questi occhi le cse che potrebbero vedere che nemmeno Rutger Hauer...) può sempre scegliere la via breve: twitter e facebook, prime scelte, oppure canali ufficiali delle case editrici su Youtube o siti specializzati che riportano le sintesi di ciascun panel tipo questo o questo.
In questi giorni abbiamo fatto il pieno di annunci, trailer e interviste, tutto molto bello, tutti bravi, ognuno fa il suo sporco lavoro di marketing (il vocabolario in queste situazioni si riduce alle solite quattro frasi standard o alle improbabili dichiarazioni dettate da ogni ufficio stampa: "è la cosa migliore che ho fatto!", "è più grosso/profondo/migliore/coinvolgente del precedente!", "non crederete ai vostri occhi!", "vi cadrà la mascella!" i punti esclamativi non sono i miei) ma rimane il fatto che cominciano pian pianino a definirsi il plot e i personaggi del prossimo Man of Steel, il sequel del film di Superman di Zack Snyder che sembra sempre più un tentativo della DC di bruciare le tappe e raggiungere la Marvel che ha fatto un grosso sforzo produttivo e un'ottima pianificazione da 7-8 anni a questa parte.
L'ultima in ordine di apparizione è proprio al Comic-Con con la prima immagine ufficiale di Wonder Woman, interpretata dall'israeliana Gal Gadot
Ovviamente per chi non ha la possibilità di essere materialmente presente al Comic-Con (ma occorrerebbe andarci almeno una volta nella vita, ah questi occhi le cse che potrebbero vedere che nemmeno Rutger Hauer...) può sempre scegliere la via breve: twitter e facebook, prime scelte, oppure canali ufficiali delle case editrici su Youtube o siti specializzati che riportano le sintesi di ciascun panel tipo questo o questo.
In questi giorni abbiamo fatto il pieno di annunci, trailer e interviste, tutto molto bello, tutti bravi, ognuno fa il suo sporco lavoro di marketing (il vocabolario in queste situazioni si riduce alle solite quattro frasi standard o alle improbabili dichiarazioni dettate da ogni ufficio stampa: "è la cosa migliore che ho fatto!", "è più grosso/profondo/migliore/coinvolgente del precedente!", "non crederete ai vostri occhi!", "vi cadrà la mascella!" i punti esclamativi non sono i miei) ma rimane il fatto che cominciano pian pianino a definirsi il plot e i personaggi del prossimo Man of Steel, il sequel del film di Superman di Zack Snyder che sembra sempre più un tentativo della DC di bruciare le tappe e raggiungere la Marvel che ha fatto un grosso sforzo produttivo e un'ottima pianificazione da 7-8 anni a questa parte.
L'ultima in ordine di apparizione è proprio al Comic-Con con la prima immagine ufficiale di Wonder Woman, interpretata dall'israeliana Gal Gadot
Se son rose magari fioriranno. O forse faranno semplicemente schifo.
Etichette:
#sdcc,
Comic Con,
DC,
Gal Gadot,
Man of Steel,
Marvel,
SDCC,
Wonder Woman,
Zack Snyder
Iscriviti a:
Post (Atom)